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RISTORANTI TRIESTE RISTORANTI DI TRIESTE

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Dalla Preistoria al dominio degli Asburgo In tempi antichi (II secolo AC), Trieste diventò colonia romana con il nome di Tergeste. Essa prosperò sotto i romani e dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente fu sotto il controllo di Bisanzio fino al 788, quando passò sotto il controllo dei franchi. Nel XII secolo divenne un comune libero e dopo secoli di battaglie contro la rivale trieste, Trieste si pose sotto la protezione (1382) del duca d'Austria conservando però una certa autonomia fino al XVII secolo.


Il Porto Franco

La Cattedrale di San Giusto

Nel 1719 divenne porto franco ed in quanto unico sbocco sul mare dell'Impero Austriaco, Trieste fu oggetto di investimenti e si sviluppò diventando, nel 1867, capoluogo della regione del Litorale Adriatico dell'impero (il "Küstenland"). Nonostante il suo stato privilegiato di unico porto commerciale della Cisleitana e primo porto dell'Austria-Ungheria, Trieste mantenne sempre in primo piano, nei secoli, i legami culturali e linguistici con l'Italia; infatti, anche se la lingua ufficiale della burocrazia era il tedesco, l'italiano (o meglio un suo dialetto), dialetto di tipo veneto che nel corso del secolo XVIII sostituì il tergestino (l'antico dialetto di tipo ladino friulano), e rimane fino a tutt'oggi la lingua più parlata dagli abitanti.



L'Irredentismo e l'annessione all'Italia Trieste fu, assieme a Trento, il centro dell' irredentismo, movimento che puntava alla annessione all'Italia di tutte quelle terre abitate da secoli da popolazioni di cultura italiana (o italica) ma che ancora non facevano parte dell'Italia d'allora (terre "irredente" appunto). Va ricordato che nel caso di Trieste, Gorizia, Istria e Dalmazia, vivevano, e vivono tutt'ora, anche altre popolazioni (sloveni e croati). Nel 1918, dopo la prima guerra mondiale, Trieste e la sua provincia vennero annesse all'Italia con grande gioia e festeggiamenti della popolazione italiana anche se quel momento coincise con la perdita d'importanza della città stessa che da seconda città e porto più importante di un impero si ritrovò a essere una delle tante città mediamente importanti dell'Italia. Era inoltre rimasta fuori dai confini italiani la Dalmazia, importante regione che faceva capo a Trieste per i suoi interessi commerciali. Subito dopo l'incorporazione della città nell'ambito italiano, si verificarono i primi incidenti di stampo anti-sloveno, che sfociarono nell'incendio del Narodni dom, la casa del popolo slovena che fu incendiata nel corso di proteste anti-jugoslave, convocate a Trieste nel 13 luglio 1920 in seguito a un scontro tra italiani e jugoslavi avvenuto a Spalato (Dalmazia). Il 6 settembre 1930 furono fucilati nel campo di Basovizza (slov. Bazovska gmajna) quattro antifascisti sloveni, condannati nello stesso anno dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Nel decennio che precedette la seconda guerra mondiale, i quattro fucilati (i membri del TIGR Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Zvonimir Miloš e Alojzij Valenčič) divennero un simbolo dell'antifascismo sloveno con il nome di "martiri di Basovizza" (slov. bazoviške žrtve).

Dopo l'avvento del fascismo iniziarono per le popolazioni slovene e croate rimaste nei confini del Regno d'Italia tentativi di snazionalizzazione e di assorbimento culturale da parte italiana. Nacque in queste terre il cosiddetto "Fascismo di frontiera", precursore di quello che sarà il fascismo a livello nazionale. Questi fatti furono il preludio alle tragiche vicende del dopoguerra.


L'occupazione nazista e la fine della guerra Nel periodo che va dall'armistizio (8 settembre 1943) all'immediato dopoguerra, Trieste fu al centro di una serie di vicende che hanno segnato profondamente la storia della città e della regione circostante e suscitano ancora oggi accesi dibattiti. Durante l'occupazione nazista la Risiera di San Sabba- oggi Monumento Nazionale - venne destinata a campo di prigionia e di smistamento per i deportati in Germania e Polonia e a campo di detenzione ed eliminazione di partigiani italiani e slavi, detenuti politici ed ebrei.

La Risiera fu l'unico campo di concentramento in Italia e nell'Europa Meridionale, munito di forno crematorio, messo in funzione il 4 aprile 1944. In seguito negli anni '50 fu usato come campo profughi per gli italiani che fuggivano dalla Jugoslavia, ed è oggi un museo.


Mappa austriaca di Trieste (1888) Fu triestina la prima staffetta partigiana d'Italia: Ondina Peteani, deportata ad Auschwitz n.81672. Il 30 aprile 1945 insorse il CLN di Trieste, liberando tutta la città eccetto il Porto Vecchio, il Palazzo di Giustizia e il Castello di San Giusto, che rimasero in mano tedesca. Il 1 maggio le forze jugoslave giunsero a Trieste. Le truppe tedesche resistettero comunque fino al pomeriggio del 2 maggio, arrendendosi solo quando arrivarono in città i primi soldati neozelandesi. L'esercito jugoslavo mantenne il controllo di Trieste fino al 12 giugno (i quaranta giorni di Trieste), durante i quali si svolsero esecuzioni sommarie e infoibamenti nel Carso triestino. Successivamente gli alleati presero il controllo della città. Trieste è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale. Successivamente gli alleati, pretesero l'allontanamento delle truppe jugoslave e presero il controllo della città.




STORIA E TURISMO di Trieste


Il Governo Militare Alleato e gli accordi con la Jugoslavia Le rivendicazioni jugoslave e italiane nonché l'importanza del porto di Trieste per gli Alleati furono la spinta nel 1947, sotto l'egida dell'ONU, alla istituzione del "Territorio libero di Trieste" (TLT), in pratica uno stato a sé. Per l'impossibilità di nominare un Governatore scelto in accordo tra angloamericani e sovietici, il TLT rimase diviso in due zone d'occupazione militare: la Zona A amministrata dagli Alleati e la Zona B amministrata dagli jugoslavi. Questa situazione continuò fino al 1954 quando il problema venne risolto semplicemente spartendo il territorio libero di Trieste secondo le due zone già assegnate: anzi, furono incorporate alla Jugoslavia alcuni villaggi (Albaro Vescovà, San Servolo, Crevatini, Plavia e Valle Oltra) del comune di Muggia, arrivando fino ai monti che sovrastano la periferia della città. Tale situazione provvisoria fu resa definitiva nel 1975, col Trattato di Osimo intercorso tra Italia e la allora Jugoslavia. Alcuni movimenti locali rimarcano tuttavia che gli articoli del Trattato di Pace - firmato e ratificato dall'Italia e dalle 21 nazioni ammesse alla Conferenza di Parigi del 1947 - che istituivano il TLT, de jure mai sono stati abrogati. Recentemente, rispondendo a una loro petizione, il Segretariato delle Nazioni Unite ha confermato per iscritto che tuttora qualsiasi Paese membro dell'ONU potrebbe richiedere la messa all'ordine del giorno della designazione del Governatore del Territorio Libero.

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